Il
Paradiso non è, e non è mai stato, una cantica popolare: così del resto aveva già previsto e prescritto il padre Dante. La cantica è la meno letta, meno conosciuta, meno antologizzata delle tre; dei suoi personaggi quasi nessuno, ad eccezione di Cacciaguida (ma non per ragioni celestiali), ha acquisito, per così dire, vita autonoma, e pochi dei suoi versi sono divenuti proverbiali. Ebbene, che cos’ha l’
Inferno e manca invece al
Paradiso, che rende l’uno intrinsecamente popolare e l’altro no? Questo contributo riflette sull’alterità del
Paradiso rispetto alle altre due cantiche, ma anche sulla continuità e lo sviluppo di certi temi, come quello aggressivamente storico-politico, che sembrano travalicare le stesse esigenze e restrizioni della cantica o sottrarsi al suo orizzonte celeste.
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